Detail of the Procession of the Whites fresco: figures with white hoods and red crosses, gazing towards the sky.

La Processione dei Bianchi

La mortificazione del corpo come espiazione dei peccati: Perugia, 1260

L’Umbria, terra di misticismo e spiritualità, è stata culla di movimenti religiosi che hanno profondamente segnato la storia europea. Nel luglio del 1260, a Perugia, il frate eremita Raniero Fasani, proveniente da una nobile famiglia cittadina e poi entrato nell’ordine francescano, ottenne l’approvazione ufficiale del Comune per un movimento penitenziale nato spontaneamente tra la popolazione.

Questo gruppo, composto da laici e religiosi, praticava la flagellazione pubblica come forma di espiazione collettiva dei peccati. I partecipanti, detti battuti, si percuotevano le spalle con un flagello—una sferza di corda o cuoio intrecciata con palline di metallo o frammenti di vetro—mentre intonavano preghiere e laudi. Sebbene la pratica fosse già diffusa tra monaci ed eremiti, fu Fasani a trasformarla in un fenomeno comunitario, dopo aver avuto, secondo la tradizione, una visione della Vergine Maria e del beato Bevignate, venerato a Perugia come santo per iniziativa popolare.

Le processioni dei Flagellanti si diffusero rapidamente dall’Umbria al resto d’Europa, influenzando anche la nascita del teatro sacro: le loro laudi, inizialmente semplici canti devozionali, evolsero in rappresentazioni drammatiche a più voci, anticipando le sacre rappresentazioni medievali.

Antiche testimonianze iconografiche dei flagellanti

A testimonianza di questo movimento si trova un interessante affresco presso l’emblematica chiesa templare di San Bevignate, a Perugia. Sulla parete destra della parete absidale, in uno stile ingenuo e popolare, nel registro inferiore della scena del Giudizio Universale, è una processione, di uomini nudi dalla cintola in su in atto di percuotersi con un flagello e battersi il petto con una mano. Nel volto del capofila, un uomo con la barba, la tradizione popolare ha voluto riconoscere proprio Raniero Fasani. Gli affreschi sono stati eseguiti verosimilmente tra il 1260 e il 1270, quasi contemporaneamente alla creazione del moto penitenziale.

Un segno divino, una processione per le vie dell’Europa: i Bianchi, 1399-1400.

Più di un secolo dopo, nel cuore mistico dell'Umbria, tra borghi medievali e antichi santuari, si svolse uno degli eventi religiosi più intensi e coinvolgenti del XV secolo: la processione dei Bianchi. Questo movimento penitenziale, nato come risposta alle grandi calamità dell'epoca – guerre, pestilenze e carestie – raggiunse il suo apice durante il Giubileo del 1400, indetto da Papa Bonifacio IX per rinsaldare la fede e offrire speranza ai fedeli.  

La leggenda narra che l'origine di questa processione sia legata a un'apparizione della Vergine e di Cristo a un umile contadino in un luogo imprecisato d'Europa, cui venne dato un messaggio divino che ispirò il pellegrinaggio (il cosiddetto ‘miracolo dei tre pani’). La processione dei Bianchi prende il nome dalle lunghe tuniche candide indossate dai partecipanti, simbolo di purezza e penitenza.

Il movimento ebbe origine nel marzo del 1399 forse in Piemonte, a Chieri, o forse a Genova (le fonti sono incerte), ma trovò terreno fertile in Umbria, terra di spiritualità e fervore religioso. Un secondo mito fondativo si sarebbe verificato proprio in Umbria, ad Assisi, dove in seguito al passaggio della processione sarebbe apparsa la Vergine a un bambino, esortando l’intera popolazione a unirsi a questo rito penitenziale. I Bianchi, uomini, donne e bambini di ogni estrazione sociale, percorrevano le strade scalzi, al grido di ‘Pace e misericordia', intonando laudi e preghiere, talvolta autoflagellandosi in segno di espiazione. Ancora laici, dunque, e ancora pratiche di mortificazione, secondo la tradizione inaugurata qualche secolo prima da Raniero Fasani.

L'Umbria e il Giubileo del 1400

L'Umbria, terra di San Francesco e Santa Chiara, divenne un punto di riferimento per i pellegrini del Giubileo del 1400. Durante l'Anno Santo, la processione dei Bianchi attraversò le città e i borghi della regione, con cortei che partivano dalle zone rurali per confluire nei principali centri di culto, spesso diretti a Roma.

Itinerari e tappe umbre della processione dei Bianchi

Il cammino dei Bianchi in Umbria seguì percorsi legati ai più importanti luoghi di culto, lasciando tracce nella memoria storica delle città e nei monumenti tutt'oggi esistenti.

A Gubbio, la processione si snodò per le vie medievali, con soste presso la cattedrale e l’oratorio della Confraternita di Santa Maria della Misericordia, detta appunto dei Bianchi. Dal lago Trasimeno, la processione raggiunse Perugia, dove i penitenti si radunarono in piazza Grande per dirigersi verso la cattedrale di San LorenzoAssisi accolse i Bianchi presso la basilica di San Francesco e poi in quella di Santa Chiara. In seguito all’apparizione della Vergine a un bambino presso un uliveto, che secondo la tradizione sarebbe avvenuto il 2 luglio del 1399, vennero costruite la chiesa della Madonna dell’Oliva, e la chiesa di San Giuseppe. Un’eccezionale testimonianza del miracolo dell’Ulivo è il bell'affresco oggi al Museo dell’Opera di Orvieto, proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Servi di quella città. A Foligno, punto di passaggio strategico sulla Via Flaminia, la città vide i Bianchi radunarsi presso la cattedrale di San Feliciano e in altre chiese storiche. A Todi, la piazza del Popolo si riempì di fedeli diretti verso la chiesa di San Fortunato e il duomo dell’Annunziata. A metà settembre i penitenti giunsero a Spoleto. La cronaca locale riporta che il loro passaggio ispirò la costruzione di una chiesetta in Piazza del Duomo dedicata alla Madonna della Misericordia, poi sostituita dalla chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro. A Orvieto il maestoso duomo, simbolo della città, fu una delle mete principali della processione. I penitenti sostarono in preghiera nelle piazze e lungo le strade medievali. A Vallo di Nera, nella duecentesca chiesa francescana di Santa Maria Assunta si trova un prezioso affresco che rappresenta una eccezionale testimonianza storica: la «Processione dei Bianchi», datato 1401 e firmato da Cola di Pietro da Camerino. Il dipinto raffigura la confraternita penitenziale dei Bianchi in due processioni accolte dai francescani. La processione toccò anche Terni, con momenti di raccoglimento nella cattedrale di Santa Maria Assunta. Nella chiesa della  Madonna del Monumento, nei pressi del cimitero della città, sulla parete destra un eccezionale  affresco testimonia il passaggio dei Bianchi in città. In una serie di riquadri sono rappresentati il cosiddetto ‘miracolo dei tre pani’, che diede origine al movimento, l’apparizione della Madonna dell’Ulivo a Assisi e la processione dei Bianchi per le vie dell’Umbria. Un singolare dipinto mostra infine un angelo nell'atto di congiungere due giovani in un abbraccio, simbolo di pace e di concordia.

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