L’eremo della Madonna del Riparo
A pochi chilometri da Foligno, nei pressi di Scandolaro, alle pendici di Monte Cologna, si trovano l’eremo e la chiesetta di Sant’Angelo de Gructis, comunemente detti della Madonna del Riparo.
Come rivela l’originaria intitolazione, la loro esistenza sarebbe collegata al culto micaelico, molto diffuso in Europa nel Medioevo; il Santuario sarebbe cioè uno dei numerosi luoghi di culto sorti ‘ad instar’, a somiglianza cioè di quello più famoso e importante sul Monte Gargano, in Puglia.
I santuari micaelici in Umbria dovettero essere assai numerosi, ma oggi se ne è persa memoria. Alcuni di questi nel tempo mutarono titolo e furono dedicati alla Madonna, in quanto la Vergine avrebbe sconfitto il Dragone (come significato nella più tarda iconografia dell’Immacolata) che San Michele avrebbe poi relegato nelle viscere della terra. A testimonianza di ciò, è la continuità del culto precedente presso il santuario del Riparo: il tradizionale pellegrinaggio si teneva ivi l’8 di maggio e (come accade ancora oggi) il 29 di settembre, rispettivamente la ricorrenza che celebra l’apparizione di san Michele presso la grotta del Gargano e il giorno della festa del santo.
L’antica storia dell’eremo del Riparo, tra nobili signori e ritrovamenti prodigiosi
Molto probabilmente questo luogo era anticamente un tempio pagano, come sovente si verificava nei pressi di sorgenti. Proprio in virtù della presenza di acque terapeutiche, sui suoi resti venne eretta nel XI secolo dal conte Offredo Monaldo una chiesetta dedicata a San Michele. I Monaldo, di origine longobarda, furono una famiglia molto presente sul territorio (le fonti li vogliono capostipiti dei Trinci e dei Barnabò di Foligno, nonché della famiglia d'Alviano di Attigliano). In seguito ad alterne vicende, passò ai conti di Turri, nobili la cui rocca si può ancora vedere sopra il paesino di Scandolaro; costoro ne conservarono la proprietà fino al XVII secolo. Estinta questa famiglia, passò ai Benedetti Roncalli. Nel 1899 Benedetto Benedetti Roncalli vendette il santuario ai fratelli Eutizio e Domenico Federici da Scandolaro, i cui discendenti detengono la proprietà ancora oggi.Nei secoli, la chiesetta dedicata a San Michele venne abbandonata; nel 1842 alcuni operai erano al lavoro per la riparazione del tetto, ma una frana causò la fortunata scoperta di un’ampia grotta naturale, con l’immagine della Vergine dipinta presso una parete. Il ritrovamento fece grande scalpore e venne ritenuto miracoloso. In tanti accorsero presso la grotta, e si verificarono fin dal principio prodigiose guarigioni. L’edificio sacro venne restaurato ad opera dei fedeli e da allora prese il nome di santuario della Madonna della grotta o del Riparo.