Sul poggio che sovrasta a nord la chiesa si sviluppò in un secondo momento l’abitato, organizzato secondo uno schema tipico dei castelli arroccati sulla sommità di un colle, interamente cinto da mura quasi integre. L’impianto urbano è, infatti, caratterizzato da strade anulari concentriche intersecate da ripide vie radiali realizzate per lo più a gradini. Lungo questo schema viario si dispone il tessuto edilizio costituito da tipiche case organizzate su due livelli e a cui si accede mediante ripide scale esterne. Nel livello inferiore della casa è alloggiato il magazzino spesso ricavato nelle pareti dei cavalcavia che servono a collegare le varie case. Oggi molti degli edifici versano in uno stato di degrado per abbandono, mentre altri sono stati trasformati per altri usi, come è il caso delle chiese situate all’interno del castello e intitolate a San Paolo e San Sebastiano. Di modeste dimensioni e struttura, le chiese hanno gradualmente ceduto la funzione sacra alla più importante chiesa di San Felice di Narco, il solo edificio religioso tuttora in uso nel piccolo centro. L’aspetto attuale della chiesa risale ad un integrale rifacimento di un precedente monastero, compiuto intorno al 1190. Presenta una delle facciate migliori dell’architettura romanica spoletina, realizzata secondo canoni mutuati dalla basilica di San Salvatore a Spoleto. La qualità della scultura romanica umbra è svelata dagli ornamenti scolpiti in facciata: le bifore, il rosone e il fregio a bassorilievo con storie dei santi Felice e Mauro provenienti dalla Siria e fondatori, secondo la tradizione alto medievale, di un cenobio e della legenda che li vuole protagonisti della bonifica del territorio per venire in aiuto dei pochi abitanti della zona, illustrata mediante i consueti simbolismi sotto il rosone della chiesa. Nella cripta della chiesa ad una sola navata è conservato il sarcofago in pietra, protetto da inferriate, del santo titolare.