Pozzo della Cava - Orvieto
Il Pozzo della Cava è un complesso archeologico sotterraneo nella città di Orvieto caratterizzato da importanti ritrovamenti compresi tra il periodo etrusco e quello rinascimentale. Il nome è legato alla presenza di una cava di materiali edili sfruttata nel Settecento e nell’Ottocento, dove ancora oggi è possibile ammirare i segni lasciati durante l’attività estrattiva dei blocchi.
L’opera è stata scavata a mano in un tipo particolare di tufo litoide conosciuto come “ignimbrite di Orvieto”, la stessa pietra su cui è stata costruita la città.
Nel 2023 questa grandiosa opera idraulica è stata inclusa nel Global Network of Water Museums del programma UNESCO-IHP per la scoperta di reperti di inestimabile valore storico e culturale legati alla ricerca, alla raccolta e alla conservazione dell’acqua lungo un arco temporale di 25 secoli.
Un’imponente opera idraulica
La struttura del pozzo, con una profondità totale di 36 metri, si compone di due parti: la più grande, di forma circolare, presenta un diametro di circa 3,40 metri, accanto alla quale si trova un pozzetto a sezione rettangolare risalente al periodo etrusco. Il tratto posto più in profondità fu realizzato tra il V-VI secolo a.C. per verificare la presenza di eventuali falde acquifere. Lungo le ripide pareti del pozzo ancora oggi si può ammirare la presenza di tacche scolpite, dette “pedarole”, realizzate per permettere la discesa e la risalita.
L’originale struttura etrusca venne ampliata da Papa Clemente VII, rifugiatosi a Orvieto per sfuggire al Sacco di Roma nel 1527, con l’intento di rendere disponibile una fonte d’acqua sorgiva in caso di futuro assedio della città.
L’opera ha ispirato il rinomato architetto rinascimentale Antonio da Sangallo il Giovane (1494-1546) che, dopo aver utilizzato il tufo estratto dal pozzo per la costruzione di Palazzo Pucci, ne rimase talmente colpito da prenderlo come modello per la realizzazione del Pozzo della Rocca, oggi conosciuto come Pozzo di San Patrizio.
Nel 1646 le autorità comunali ne ordinarono la chiusura, come testimoniato dall’iscrizione riportata sulla lapide, in origine collocata nei pressi della vera del pozzo. Nonostante non sia riportato il motivo, è probabile che la chiusura fu disposta durante la Guerra di Castro per evitare che le truppe nemiche potessero entrare in città utilizzando il pozzo come accesso.
Il pozzo rimase dimenticato fino alla sua riscoperta nel dicembre del 1984 durante dei lavori di ristrutturazione effettuati da Tersilio Sciarra, proprietario di una casa nel quartiere di Orvieto. La scoperta di una cavità nel tufo rivelò un angolo nascosto nel sottosuolo di Orvieto, che riportò alla luce tesori dimenticati.