Titolo: La Battaglia del Trasimeno

La Battaglia del Trasimeno

La prima guerra punica si era conclusa nel 241 a.C. con la sconfitta dei Cartaginesi alle isole Egadi.

I Romani potevano così imporre un più vasto dominio sul Tirreno, costringendo i loro accaniti rivali ad abbandonare la Sicilia e le isole circostanti. L’esito della guerra ebbe su Cartagine conseguenze soprattutto economiche. Infatti l’obbligo di pagare un tributo annuale a Roma era reso più gravoso dalla mancanza dei vecchi introiti provenienti dalle province perdute e dal ristagno delle attività commerciali. L’antica città fenicia, però, non si diede per vinta e, sotto la guida di Amilcare e Asdrubale Barca, preparò con cura le tappe della propria riscossa. I Romani, dapprima non ostacolarono l’espansione dei Cartaginesi in Spagna, pensando di controllarla agevolmente e preferendo concentrarsi sul pericolo che veniva dalle orde galliche e germaniche del nord; ma in seguito ruppero gli indugi firmando l’alleanza con la città spagnola di Sagunto, creando di fatto il pretesto per scatenare una nuova guerra. Il giovane figlio di Amilcare, Annibale, diede il via alle ostilità assediando e distruggendo Sagunto. Le richieste inaccettabili degli ambasciatori romani, che pretendevano la consegna di Annibale e di tutti i responsabili della distruzione, ufficializzarono di fatto l’inizio della seconda guerra punica: era l’anno 219 a.C.

Lo Scenario

Vari studiosi, rifacendosi alle principali fonti rappresentate da Polibio e Tito Livio, hanno cercato di ricostruire in modo puntuale la mappa dei luoghi della battaglia. L’ipotesi più accreditata concentra l’avvenimento all’interno dell’anfiteatro naturale formato dalle alture tra Monte Gualandro e Montigeto lungo la costa settentrionale del Lago Trasimeno. Sino a non molto tempo fa sembrava prevalere l’ipotesi che all’epoca della battaglia il lago avesse un’estensione maggiore; attualmente è stata rivalutata la teoria contraria secondo la quale le dimensioni del lago sarebbero state simili a quelle attuali.

In ogni caso, certamente le fasi cruciali dello scontro avvennero nella conca di Tuoro. Dopo le sconfitte subite dai Romani nel 218 a. C. presso i fiumi Ticino e Trebbia, la disfatta del Trasimeno creò grandissimo allarme in quanto sembrava spianare la strada ad Annibale verso la conquista di Roma.

La Battaglia

La mattina del 24 giugno del 217 a.C., secondo il calendario non riformato (corrispondente all’aprile di quello giuliano), il console Flaminio diede ordine alle sue legioni di rimettersi in marcia all’inseguimento dei Cartaginesi che il giorno precedente erano penetrati nella valle settentrionale del Lago Trasimeno. Annibale dispose i suoi uomini sulle pendici dei colli preparando così l’imboscata. I Romani si misero in marcia lungo la stretta vallata dove gravava una fitta coltre di nebbia. Improvvisamente Annibale diede il segnale dell’assalto generale. Dalle colline circostanti scesero, con una enorme forza d’urto, la cavalleria e la fanteria dei Cartaginesi che attaccarono le due legioni in direzione del lago. I Romani non ebbero il tempo di disporsi nel loro abituale assetto di battaglia e furono costretti a combattere in ordine sparso senza alcuna possibilità di scampo. Fu un massacro terribile: vennero uccisi 15.000 soldati romani ed anche il console Flaminio perse la vita in battaglia. La notizia della gravissima disfatta portò lo scompiglio a Roma, diffondendo nella popolazione un forte sentimento di sconforto e di sfiducia. Si aprì nell’Urbe una crisi che portò alla nomina da parte del popolo di un dittatore, Quinto Fabio Massimo, cui venne affidato il comando dell’esercito. Le guerre con Annibale, che sarebbero durate per altri quindici anni, ebbero anche pesanti conseguenze di carattere sociale ed economico. Le continue devastazioni delle campagne spinsero numerosi contadini a fuggire dai campi ed a rifugiarsi nelle città; inoltre molti piccoli proprietari terrieri, arruolati nell’esercito romano, furono costretti, al ritorno dalle guerre, a rivendere le loro terre per pagare i debiti. Mentre il ceto medio agricolo si assottigliava progressivamente, la concentrazione della proprietà terriera in poche mani dava origine al latifondo. Ebbe così inizio quella crisi agraria che nel meridione d’Italia si sarebbe protratta fino ai nostri giorni. La definitiva vittoria contro i Cartaginesi spinse i Romani ad iniziare una politica imperialista ed espansionista che avrebbe prodotto, nella seconda metà del II secolo a.C. un enorme allargamento del loro territorio, creando le basi per la nascita dell’Impero.

I Luoghi della Battaglia

È possibile visitare sul territorio comunale, nelle stupende campagne di Tuoro, il “Percorso storico-archeologico della Battaglia del Trasimeno”, realizzato nel corso degli anni ’80 del Novecento seguendo l’impostazione tracciata dagli studi di Giancarlo Susini attraverso i campi che furono teatro dell'epico scontro tra i Romani e i Cartaginesi. Sono presenti attualmente 9 aree di sosta in cui vengono approfonditi vari temi legati alla Battaglia e alla storia dei luoghi.

Sono molto interessanti soprattutto la postazione n° 1 e la n° 6. Dalla prima è possibile avere un’ampia panoramica della valle della battaglia vista da una posizione ravvicinata rispetto alla strettoia del Malpasso, lungo la quale la colonna delle legioni entrò nella pianura trovandovi la morte. Dalla seconda, posta al vertice della valle di Sanguineto, si domina il teatro dello scontro secondo la ricostruzione di Giancarlo Susini. Sono in corso iniziative per completare ed arricchire questo museo all’aperto affinché sia sempre più in grado di offrire ai visitatori italiani e stranieri un’informazione comprensibile e completa. Il percorso dovrà essere integrato con una postazione nella valle di Vernazzano in grado di coprire anche la ricostruzione tradizionale ben rappresentata dallo studio del Nissen.

 

PREMESSE ALLA BATTAGLIA

Dopo la vittoria riportata alla Trebbia, Annibale proseguì il suo cammino verso sud, convincendo i Consoli ed il Senato romano che il suo scopo fosse marciare su Roma. Aggirò ed oltrepassò in Val di Chiana l'esercito di Flaminio, che lo attendeva per sbarrargli il passo, e lo spinse a seguirlo saccheggiando ogni terra che incontrava. Grazie alle precise informazioni dei suoi esploratori, decise di attirare Flaminio nella costa settentrionale del Lago Trasimeno, che era particolarmente adatta per un agguato. Quindi vi si inoltrò attraverso la stretta via chiamata Malpasso, scomparendo alla vista dell'esercito nemico, e pose il suo accampamento sulla collina ove oggi si trova Tuoro.

L’ESERCITO ROMANO

L'esercito romano, formato da 25.000 uomini, superò il Malpasso in ordine di marcia ovvero incolonnato, ed entrò nella pianura ai piedi delle colline di Tuoro. Caio Flaminio decise di inoltrarsi in questa vallata senza predisporre ricognizioni, probabilmente perchè era convinto che le truppe di Annibale si trovassero a più di un giorno di cammino.

L'ESERCITO CARTAGINESE

L'esercito di Annibale aveva una composizione estremamente eterogenea. In partenza era formato da guerrieri africani (Numidi, Libici, Moreschi, ecc.) e iberici (Baleari, Guaschi, Frombolieri delle Asturie, ecc.). Durante la sua marcia vittoriosa, si aggiunsero i Celti ed i popoli ribelli dell'Italia settentrionale, in particolare i Liguri e gli Insubri. Quando giunse nelle vicinanze del Trasimeno, l’esercito cartaginese si era ridotto a circa 40.000 uomini, a causa dell'epidemia scoppiata dopo l'attraversamento delle zone paludose, ed aveva perso tutti gli elefanti.

RIFERIMENTI ARCHEOLOGICI

Numerosi sono i reperti archeologici rinvenuti nella zona soprattutto nel corso dell’Ottocento, molti dei quali riconducibili all'epoca repubblicana o al primo impero: armi, finimenti per cavalli, fibule, monete, ecc. Di particolare rilievo i ritrovamenti della statua etrusco-romana dell'Arringatore del Trasimeno (fine II, inizio I secolo a.C.) e della statuetta in bronzo denominata "Putto Graziani", la cui copia si può ammirare presso la Sala del Consiglio Comunale di Tuoro.

 

IL CONSOLE CAIO FLAMINIO

Gli storici giudicano il console Caio Flaminio più abile sul piano politico che su quello militare. I critici più severi lo descrivono come impulsivo ed imprudente. In ogni caso, va ricordato che nella confusione generale della battaglia fu uno dei pochi a mantenere i nervi saldi, tentando fino allo stremo delle forze di riorganizzare i suoi uomini, sin quando l'insubro Ducario non lo trafisse con la sua lancia. Il suo corpo non venne mai ritrovato.

LA BATTAGLIA

All'alba del 24 giugno del 217 a.C., sotto una fitta coltre di nebbia, la maggior parte dell'esercito romano era già dispiegata nella pianura. Annibale aveva posto la cavalleria leggera e i Celti all'ingresso della valle, a bloccare l'eventuale ritirata, i Libici e gli Iberici attorno al suo accampamento, i Baleari e gli Astati a chiudere il passo sulle pendici della collina di Tuoro che, secondo Susini, si trovava a stretto contatto con la riva del lago. (Seguendo Nissen la chiusura della trappola avvenne più ad est, tra le pendici del colle di Montigeto e il lago). Quando buona parte delle legioni erano entrate nella valle, Annibale diede l'ordine di attacco contemporaneo: la battaglia durò tre ore e vi rimasero uccisi 15.000 soldati romani, parte dei quali avevano cercato scampo nelle acque del lago.

GLI USTRINI

Le fosse di sezione tronco-conica scavate nel calcare e rinvenute nella zona di Tuoro potrebbero essere, secondo alcuni studiosi, sistemi di sepoltura, detti "ustrina", fatti costruire da Annibale per incenerire i numerosi cadaveri che dopo la battaglia avrebbero potuto causare epidemie. Altri autori ritengono che si tratti di antiche fornaci per la fabbricazione di calce.

LA STATUA DELL'ARRINGATORE

 Si tratta di una statua bronzea raffigurante un principe etrusco che, vestito con la toga praetexta tipica dei Magistrati e dei Senatori, arringa una folla. La statua, ritrovata in un terreno poco a sud di Sanguineto, venne trasportata a Pila di Perugia da dove, successivamente, fu inviata al Granduca Cosimo di Toscana. Oggi è conservata al Museo Archeologico di Firenze.

LA COLONNA ROMANA

La colonna romana venne donata dal sindaco di Roma al Comune di Tuoro sul Trasimeno in occasione del Convegno di Studi Annibalici del 1961 in cui fu presentata la teoria del Prof. Susini. Essa fu collocata nell’autunno del 1965 sul luogo ove si riteneva che giungessero le acque del lago all'epoca della battaglia, cioè in quella che viene denominata "Via del Porto". Recenti indagini hanno evidenziato che il vecchio "Porto di Casa del Piano", a cui conduceva la suddetta strada, fu utilizzato a partire dal Tardo Medioevo quando il lago raggiunse livelli medi molto elevati che mantenne fino alla fine dell’800.

LA LINEA DI COSTA ANTICA

Secondo gli studi del Prof. Giancarlo Susini, nel 217 a.C. il Lago Trasimeno aveva un'estensione maggiore di quella attuale, pertanto la linea di costa antica delimitava una valle di dimensioni più ridotte rispetto a quelle odierne. Come già ricordato, studi recenti collocano la linea di costa dell'epoca addirittura più indietro di quella che si può vedere oggi. Si può, quindi, ipotizzare uno scenario della battaglia più ampio, anche in considerazione delle ingenti forze in campo.

 

I Personaggi

Annibale

Fine stratega, audace guerriero e forse un po' stregone. Questo è l'Annibale tramandato dagli storici: l'uomo delle mille astuzie, capace di vincere anche in inferiorità numerica grazie ai suoi diabolici trucchi. Delle sue indubbie capacità strategiche diede prova nel momento in cui decise di raggiungere l'Italia per via di terra, pensando di poter facilmente sollevare le popolazioni soggette a Roma. Partì nella primavera del 218 a.C. con un esercito di 50.000 uomini, 9.000 cavalli e 37 elefanti. Nel suo lungo cammino valicò i Pirenei e le Alpi dove, per il freddo intenso, perdette gran parte degli elefanti. Sconfisse i Romani presso i fiumi Ticino e Trebbia e rinforzò il suo esercito con l'apporto delle tribù galliche, passate dalla sua parte. Attraversò l'Appennino e le terre paludose del Serchio e dell'Arno, nelle quali molti dei suoi uomini vennero decimati da un'epidemia ed egli stesso si ammalò gravemente ad un occhio. Raggiunse nel 217 a.C., le zone collinari a nord del Lago Trasimeno, decise di sbaragliare in tempi brevi l'esercito romano per aumentare il suo prestigio ed incitare alla ribellione le città dell'Etruria. Alla guida delle legioni romane erano in quell’anno i consoli Caio Flaminio Nepote e Gneo Servilio.

Caio Flaminio Nepote

Esponente del partito popolare e coraggioso innovatore in politica, il console Caio Flaminio ebbe diversi detrattori che ne sottolinearono la mancanza di competenza militare. Secondo i critici più severi Flaminio peccò di imprudenza poiché si fece attirare in trappola da Annibale senza ricorrere ad opportune esplorazioni. Questo giudizio deve essere in parte corretto. Infatti Flaminio, aspettando di ricongiungersi con le truppe dell'altro console Servilio, che si spostava da Rimini, inseguì a lungo l'esercito cartaginese tenendosi a debita distanza, senza alcuna fretta di ingaggiare lo scontro. In condizione di inferiorità numerica e in posizione nettamente sfavorevole, fu costretto a soccombere da una tattica militare che, per la cultura romana dell'epoca, era sleale e gravemente contrastante con il valore supremo della "fides".

 

IL “CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PERMANENTE SULLA BATTAGLIA DEL TRASIMENO E ANNIBALE”

Il Centro è aperto al pubblico dal gennaio 1996, presso la casa del parco "Il Sodo" posta al centro del paese. Alle molte iniziative turisticoculturali programmate collaborano la locale Pro-Loco, la Provincia di Perugia e la Regione dell'Umbria. Con questa realizzazione il Comune di Tuoro cerca di rispondere a due esigenze primarie: quella scientifica e quella divulgativa procedendo gradualmente alla raccolta di tutta la bibliografia sull'argomento, alla presentazione su pannelli e su plastici delle ricostruzioni relative alle teorie principali, alla preparazione di materiale divulgativo su videocassetta e cd rom. Nel locale sede del Centro è allestita una mostra permanente sull'epopea annibalica, in cui si racconta per immagini l'intera Seconda Guerra Punica. Il Centro è periodicamente sede di incontri, conferenze, dibattiti, presentazioni di pubblicazioni e riviste sull'argomento: è oggi il punto di riferimento degli studiosi e degli appassionati. Le due principali teorie sulla Battaglia del Trasimeno, che fanno riferimento agli studi di Nissen e di Susini, vengono messe a confronto, nel Centro di documentazione di Tuoro, in due grandi plastici che fotografano il momento dell'attacco cartaginese all'alba del 24 giugno del 217 a.C.. Le relative ricostruzioni ambientali, le truppe e gli equipaggiamenti sono stati realizzati con centinaia di modellini di piombo. Le due versioni differiscono essenzialmente nei presupposti geografico-storici: l’estensione del Lago Trasimeno.

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