L'arte in Umbria

Tre giorni e tre itinerari per conoscere il Perugino.

Secondo giorno: da Perugia a Bettona

Dal Trasimeno ci spostiamo a Perugia, dove il maestro ebbe bottega, con annessa abitazione, probabilmente in via Deliziosa, nei pressi di via dei Priori. Un’iscrizione su una lapide marmorea indica l’edificio esatto.

Il nostro secondo itinerario prevede una sosta in città, per ammirare le splendide opere di Perugino nella Galleria Nazionale Umbra e nel Collegio del Cambio, e ulteriori tappe, nei dintorni di Perugia, in un percorso complessivo di circa 30 km, sulle tracce del pittore nei borghi di Deruta e Bettona.

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Tappa 1
Perugia

La prima tappa del secondo itinerario è dedicata al capoluogo umbro. Per l’artista, questa città ha sempre rappresentato un forte elemento identitario: non è un caso che sia intitolato a Pietro Vannucci il corso principale della città, così come la prima raccolta d’arte municipale, quella Pinacoteca Civica ‘Pietro Vannucci’ che costituì il primo nucleo della Galleria Nazionale dell’Umbria. Ed è proprio dalla Galleria di Perugia, uno dei musei più importanti e ricchi di capolavori dell’arte italiana, che parte il nostro itinerario. Ospitata nelle bellissime sale del Palazzo Comunale, questo museo conserva il maggior numero di opere al mondo di Pietro Vannucci.

Ben due, infatti, le sale a lui dedicate: la sala 16 del terzo piano e la sala 23 del secondo. Le opere esposte nella sala 16 illustrano il percorso che portò l’autore a essere l’artista più affermato d’Italia, tra gli esordi e le prime committenze prestigiose. Troviamo qui le bellissime ed enigmatiche Tavolette di San Bernardino, eseguite in collaborazione con un’equipe di pittori, la Pietà del Farneto, la splendida Adorazione dei Magi, la piccola e preziosa Annunciazione Ranieri, la Imago pietatis (che è quanto resta di uno dei suoi capolavori, la Pala dei Decemviri, eseguita per la Cappella di questo palazzo e oggi dispersa in più luoghi), il Gonfalone della giustizia e la Madonna della Consolazione. La sala 23 del secondo piano è interamente dedicata ai capolavori della maturità, quando il pittore concentra la sua attività in Umbria, fino a chiudere la bottega fiorentina, nel 1511. Vi si possono ammirare le grandi pale d’altare che ripetono gli stilemi dell’artista: le madonne dolci e aggraziate, che adombrano la figura di Chiara Fancelli, giovane moglie del pittore, gli angeli “ballerini”, i santi estatici ed eleganti, le città turrite sullo sfondo, i paesaggi ariosi e acquatici, le tinte vivaci e cangianti, gli angoli fioriti e rocciosi, la luce dell’eterna primavera delle tele del Vannucci.

In Corso Vannucci, sempre a Perugia, potrai ammirare uno dei grandi capolavori di Pietro Perugino: gli affreschi del Nobile Collegio del Cambio, realizzati tra il 1496 e il 1500. I cambiatori di monete, gli attuali banchieri, erano una corporazione assai potente, tanto che alla metà del XV secolo ottennero l’importante privilegio di avere la propria sede all’interno del Palazzo Comunale. La decorazione delle Sala delle Udienze, dove si tenevano le riunioni dei magistrati dei cambiavalute, venne affidata a Pietro Perugino, in quel momento il pittore più famoso d’Italia; Vannucci realizzò lungo le pareti della sala un importante ciclo di affreschi dal complesso programma iconografico, elaborato dall’umanista Pietro Maturanzio, con al centro l’idea della corrispondenza tra sapienza pagana e virtù cristiane. Secondo quanto espresso dal complesso messaggio dei dipinti, in Cristo si sono realizzate compiutamente le virtù cardinali degli antichi personaggi della classicità ivi rappresentati. Tra bellissime grottesche e altri ornamenti, spicca il volto rubicondo di un signore cinquantenne dall’aria seria: è l’autoritratto dell’artista, che si definisce orgogliosamente nell’iscrizione sottostante “egregius pictor”.

Il nostro itinerario perugino sulle orme dell’artista si conclude in borgo Sant’Angelo: qui, presso il convento delle clarisse di Sant’Agnese, Vannucci dipinse nel 1522, un anno prima della sua morte, un affresco con la Madonna delle Grazie tra i santi Antonio abate e Antonio da Padova; la Vergine ha ai suoi piedi le due figurine delle suore committenti, suor Eufrasia e suor Eustochia. La comunità religiosa attuale osserva ancora la clausura, ma papa Leone XIII, già vescovo di Perugia, tolse tale regime alla cappella con i dipinti, per permettere la visione dell’affresco.

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Tappa 2
Deruta

La seconda tappa del nostro itinerario è il borgo di Deruta, noto per la produzione di bellissime ceramiche artistiche.

Nella pinacoteca è conservato l’affresco staccato dalla chiesa di San Francesco che rappresenta il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano, databile tra il 1477 e il 1478. L’opera, che risale al rientro di Perugino in Umbria dopo il soggiorno presso la bottega del Verrocchio a Firenze, rappresenta i due santi in piedi. San Romano indica con la mano la veduta perfettamente riconoscibile di Deruta, in basso, probabilmente per indicare l’intercessione dei santi, tradizionalmente invocati a protezione del borgo. L’insieme è di grande eleganza e raffinatezza.

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Tappa 3
Bettona

Terza tappa è Bettona, spettacolare borgo panoramico posto su un’altura collinare da cui si godono bellissime vedute sulla campagna umbra. Nella pinacoteca è possibile ammirare ben tre opere del Perugino: il Sant’Antonio da Padova, la Madonna della Misericordia con santi e committenti, il Gonfalone di Sant’Anna, ritenuto in parte lavoro di bottega. Nella prima opera, il santo è davanti a un bel parapetto marmoreo coi suoi attributi iconografici, il libro e la fiamma; un’iscrizione rivela che si tratta di un ex voto commissionato da Bartolomeo da Maraglia, condottiero al servizio di Giampaolo Baglioni, rappresentato in ginocchio ai suoi piedi. La Madonna della Misericordia presenta l’iconografia classica di tale soggetto: la Vergine che protegge sotto il suo manto i santi Stefano e Manno e i committenti inginocchiati in preghiera, di ignota identificazione. Il Gonfalone di Sant’Anna era conservato nella chiesa principale di Bettona, dedicata appunto alla santa. Rappresenta nella mandorla centrale la Vergine col Bambino, protetta dal manto di Sant’Anna, in alto, e dal Cristo benedicente; nella parte bassa sono i santi Crispolto e Antonio da Padova, protettori del borgo. Le figure della parte superiore del dipinto sono probabilmente opera di bottega.

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