Rocca Maggiore di Assisi
L'arte in Umbria

Alla scoperta delle rocche Albornoziane in Umbria

Alla scoperta delle rocche Albornoziane in Umbria

Maestose e austere, queste fortezze dominano le città sottostanti e continuano a narrare a distanza di sette secoli l’impresa di Egidio Albornoz, cardinale spagnolo e legato pontificio, che le fece costruire per rivendicare il potere dell’autorità papale sui propri territori.

 

Ma chi era Egidio Albornoz?
Si chiamava in realtà Gil Carrillo Alvarez de Albornoz ed ebbe l’incarico da Papa Innocenzo VI nella seconda metà del Trecento di ricompattare i possedimenti dello Stato Pontificio e consolidarne il potere. Era accaduto che in quel periodo vari e bellicosi signorotti locali del Centro Italia cercarono di uscire dall’egida della Chiesa, anche a causa della lontananza dei Papi da Roma: era l’epoca della cattività avignonese, quando dal 1309 al 1377 la sede papale si trovava ad Avignone, in Francia.
Albornoz riuscì nell’impresa anche grazie alle Rocche, innalzate spesso per mano di architetti di prestigio, che sottolineavano la riconquista dei territori della Chiesa da parte dell’autorità papale.
Dopo questi brevi cenni storici potete partire con il tour che attraversa l'Umbria alla scoperta delle Rocche Albornoziane di Assisi, Spoleto, Todi e Narni, che dominano le città sottostanti in un perfetto stato di conservazione.

 

Rocca Maggiore di Assisi

Siete nel cortile centrale della Rocca Maggiore di Assisi, dove una scala vi conduce ai dormitori e al mastio che si eleva sulla stretta gola attraversata dal fiume Tescio e su gran parte della Valle Umbra, che si estende da Perugia a Spoleto; al di sotto, l’antico cammino di ronda con le feritoie vi porta all’isolata torre di Pio II.
E da qui che parte il vostro viaggio nel mondo antico di Albornoz e delle sue mille pietre che, se potessero parlare, testimonierebbero di fatti, misfatti e misteri. Oggi queste fortezze sono divenute musei o centri culturali.
Originariamente la Rocca Maggiore era un castello feudale costruito per volere di Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, che secondo alcuni atti ufficiali emanati ad Assisi, vi risiedette per un breve periodo. Della presenza al castello di Federico II, nipote del Barbarossa, raccontano invece leggende cittadine: il futuro sovrano avrebbe trascorso nella Rocca una breve fase della sua prima infanzia - era nato nel 1194 - seguito nella sua educazione da Corrado di Urslingen, anch’egli della dinastia sveva, nominato conte della città senza l’investitura papale.
Nel 1198 la fortificazione fu danneggiata dagli Assisani durante i moti popolari indipendentisti rimanendo diruta per circa due secoli fino all’intervento di Albornoz: il cardinale spagnolo la fece ricostruire riutilizzando una porzione delle mura esterne occidentali e parte di quelle interne. Molti interventi di restauro furono compiuti nel periodo della signoria di Biordo Michelotti, tra il 1394 e il 1398; venne poi innalzato per ordine di Jacopo Piccinino il torrione poligonale a nord-ovest. In seguito i papi Paolo II, Sisto IV e Paolo III la restaurarono e la resero più possente.

A Spoleto, nella Rocca che ospitò Lucrezia Borgia
Rimarrete impressionati dalla grandiosità della Rocca di Spoleto, a meno di 50 km da Assisi, che si erge sul Colle Sant’Elia con le sue sei torri biancheggianti a dominio della città. Verso oriente il colle si affaccia sul bosco Monteluco, al quale è congiunto dal monumentale Ponte-Acquedotto delle Torri, di origine romana ma riedificato nel tardo medioevo. Attenzione: il Ponte delle Torri  non è percorribile. Fino alla sua riapertura,  chi vuole raggiungere Monteluco a piedi il Comune di Spoleto consiglia di raggiungere il Fortilizio dei Mulini seguendo il sentiero CAI n.3 da via del Tiro a Segno, prendendo poi la svolta a destra al bivio per imboccare il sentiero CAI n.1 .

Il versante occidentale, che sovrasta la città e domina l’intera Valle Spoletana rivela in pieno la funzione della Rocca come formidabile presidio del territorio, costruito a partire dal 1360 da Matteo di Giovannello, detto il Gattapone: da lontano, stagliato nel verde, sembra un’enorme scenografia.
Alzate ora lo sguardo verso le sei sentinelle: al centro del prospetto orientale è la Torre Maestra, più alta ed imponente delle altre, a sinistra, ecco svettare la Torre della Balestra e a destra la Torre Nuova. Nel lato occidentale al centro si erge la Torretta o Torre del Tinello, a sinistra la Torre dell’Acqua e a destra la Torre del Forno.
Internamente, il corpo di fabbrica si trova tra due cortili: quello delle Armi, a sud, e quello d'Onore, a nord, l’ambiente più vasto della Rocca; da non perdere la Camera Pinta, o Picta, decorata da un raro ciclo di affreschi a tema cavalleresco, del XV secolo. nbsp
A impreziosire maggiormente questi ambienti è la Storia, che qui è passata con i nomi dei pontefici Nicolo V, Pio II, Sisto IV, Giulio II, Cesare Borgia, detto il Valentino e persino sua sorella, la più celebre di tutti, Lucrezia. La giovane Borgia, nominata reggente del Ducato di Spoleto dal padre, il pontefice Alessandro VI, nel 1499 soggiornò nella città umbra per alcuni mesi (e poi anche nel 1502) e la sua presenza è certificata nell’archivio cittadino con un documento che riporta alcune parole in latino scritte di sua mano.
Vi consigliamo di visitare anche il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto all'interno della Rocca, che nasce per documentare la storia del Ducato, nato intorno al 570 a seguito della conquista longobarda. Qui, in quindici sale su due piani, potete ammirare iscrizioni funebri, arredi liturgici, corredi di sepolture, statue lignee e frammenti architettonici.
Il percorso inizia dal IV secolo illustrando le prime comunità cristiane con materiali provenienti dalle aree funerarie e dagli edifici di culto limitrofi. Si prosegue con opere che vanno dal VI al IX secolo, testimoni dell'evoluzione artistica territoriale, e si conclude con sculture e pitture dal XII al XV secolo che ben documentano la straordinaria fioritura artistica della città e del territorio come il Trittico di Santa Maria delle Grazie di Niccolò di Liberatore.
Tutto è luminoso e ben documentato, dalla finestra corrono i percorsi difensivi sul verde della valle e niente lascia pensare che questa meraviglia architettonica perfettamente restaurata e conservata sia stata per oltre 160 anni un penitenziario. Infatti nel 1817 il governo pontificio ne fece la sede di un bagno penale che ospitò fino a oltre 500 detenuti e per questo motivo vi fece costruire nuovi fabbricati (cappella, laboratori, infermeria, residenze del direttore e delle guardie, uffici). Espugnata dalle truppe piemontesi nel 1860, la Rocca vide confermato dal governo italiano la sua funzione di carcere che terminò solo nel 1982.
Avete ancora energia dopo tante emozioni? Fate allora il Giro della Rocca: un percorso di circa 1 Km, che ruota intorno alla Rocca Albornoziana con un panorama mozzafiato della città.

A Todi, nel Parco della Rocca
Se avete ancora del tempo a disposizione nel vostro carnet di viaggio, fate una deviazione per Todi, a circa 40 km da Spoleto. Qui vi aspetta il Parco della Rocca e il Mastio, una costruzione rotonda a mo’ di roccaforte, la parte più alta della città, che si innalza a 411 metri sul livello del mare: è quel che rimane della fortificazione eretta nel 1373 secondo la “politica delle rocche” di Albornoz (che era morto nel 1367) per volere di papa Gregorio XI, sulle rovine dell’Abbazia di San Leucio.
I tempi erano turbolenti, Todi era stata annessa da poco nei territori dello Stato pontificio e la cittadinanza mal sopportava il nuovo potere. La Rocca infatti fu distrutta dopo pochi anni dal popolo, nel 1382. Fu ricostruita da Braccio Fortebraccio nel 1423 e distrutta ancora da Lodovico Atti nel 1503.
Da queste antiche pietre piantate nell’ampio piazzale, potete godere del panorama sottostante e della valle che si srotola fino al Tevere; addentratevi poi nella cosiddetta “passeggiata della Rocca” dove tra i viottoli ricchi di vegetazione avvertirete la decadente bellezza del passato.

A Narni il Medioevo diventa realtà
Conservate ancora un pizzico di curiosità per la visita alla Rocca di Narni, il monumento albornoziano più a sud dell’Umbria, a circa 50 km da Spoleto. Imponente e austera, la fortificazione guarda il centro storico sottostante, la stretta gola attraversata dal fiume Nera e la via Flaminia ed è facilmente raggiungibile sia salendo a piedi da via del Monte che percorrendo la strada in direzione Flaminia poi svoltando sulla sinistra per via Feronia.
Fu innalzata poco prima del 1370 sul luogo ove in precedenza sorgeva un monastero di clarisse e prima ancora una torre. Vi lavorarono architetti di grande fama come Ugolino di Montemarte e Matteo Gattapone, quindi nel 1460 fu parzialmente modificata da Pio II. La sua struttura ha pianta quadrangolare, con 4 torrioni angolari, di cui uno, il più grande, costituisce il mastio; sulla porta d’entrata vi sono due portali di linee gotiche e quattro stemmi scolpiti, probabilmente quelli dei papi Gregorio XI e Urbano V e dei cardinali Anglico De Grimoard e Filippo d'Alençon. All'interno potete ammirare frammenti di decorazioni pittoriche tra cui una Madonna con Bambino di scuola umbra del '400 e lo stemma di Urbano IV.
Grazie ai recenti restauri, la Rocca oggi è sede di un museo interattivo, con l’antica corte, gli stemmi e il ricordo dell’attacco dei Lanzichenecchi, che può soddisfare i vostri dubbi sul Medioevo e le sue comunità: quali abiti indossavano, quali le armi impugnate per combattere, come si svolgeva la vita quotidiana.
E se siete qui tra aprile e settembre, guide in abiti dell’epoca vi accompagneranno in una visita alternativa di Narni e della sua Rocca in cui potrete combattere con la spada, cimentarvi nel tiro con l’arco o nei passatempi di allora, come il gioco della noce e dell’infila l'anello.
La vostra abbuffata di Medioevo e di rocche albornoziane è quasi terminata. Ce n’è in realtà ancora una, a Spello, mutata nel tempo, come accade a molte vestigia del passato.
La parte originaria fu edificata nel 1358 come fortezza militare da Filippo d’Antella, rettore del Ducato di Spoleto, e quindi affidata al “nostro” Albornoz, secondo le direttive di Papa Innocenzo VI.
Con l’arrivo della Famiglia Baglioni, la Rocca fu inglobata nel loro palazzo divenendo parte integrante della residenza nobiliare.
Il casamento, trasformato da anni in un istituto scolastico, presenta parti di quelle antiche pietre. Le potete vedere spiccare da piazza della Repubblica, a raccontare ancora la storia di un’epoca lontana, ma vera.

Per terminare questo nostro excursus medievaleggiante in giro per l'Umbria, il cardinale Albornoz sovrintese alla costruzione o al rifacimento di varie opere difensive in tutta la Regione, come ad esempio le poderose mura che circondano il borgo di Bettona, danneggiate con l'occupazione del paese da parte di una forza congiunta di perugini, senesi e fiorentini.