Front view of the Rocca of Narni, an imposing medieval stone fortress surrounded by olive trees

Rocca Albornoziana di Narni

La Rocca albornoziana si erge imponente su Narni, affacciandosi sulle Gole del Nera come una sentinella di pietra immersa nella rigogliosa vegetazione circostante. Imponente e silenziosa, vigila da secoli sul territorio, raccontando una storia di potere, strategia e splendore architettonico.

 

La fortezza del potere papale

Questo straordinario complesso fortificato fa parte del sistema di rocche voluto dal Papato dopo la fine della cattività avignonese, per riaffermare la propria autorità nei territori appena riconquistati. Il cardinale Egidio De Albornoz, grande stratega e abile amministratore, individuò come luogo dove realizzare la sua fortezza la sommità di un'altura che garantiva uno posizione difensiva strategica, dalla quale fosse possibile controllare le vie di comunicazione che collegavano Narni a Perugia, Terni e Amelia.

La fortezza sorse sui resti di un precedente insediamento militare attribuito a Federico Barbarossa. Fu l’ultima grande opera del cardinale Albornoz, voluta poco prima della sua morte, avvenuta il 24 agosto del 1367 nel castello di Bonriposo, presso Viterbo.

Alla progettazione contribuirono probabilmente Ugolino I di Montemarte e l’architetto Matteo Gattapone, sotto la supervisione del legato pontificio Anglico di Grimoar, fratello di Papa Urbano V. Nel 1371 il primo castellano, Giovanni di Novico, prese possesso della fortezza, che venne ultimata nel 1378.

 

Tra papi, cardinali e condottieri

Tra il 1370 e il 1449 la Rocca fu teatro di passaggi illustri: papi, cardinali e condottieri ne abitarono le sale e ne determinarono la storia. Già nel 1387 venne assalita da Ugolino Orsini insieme alla città di Terni: l’attacco, motivato dalla prigionia del fratello Tommaso per ordine di Urbano V, terminò solo dopo la liberazione dell’ostaggio. Nel 1392 Bonifacio IX, dopo avervi soggiornato, la affidò ai ghibellini, ma nel 1395 la fortezza cadde nelle mani di Pandolfo Malatesta, per poi tornare rapidamente sotto il controllo papale e passare al fratello del pontefice, Andrea Tomacelli.

Nel 1417 Braccio Fortebraccio, celebre condottiero perugino, occupò Narni e la rocca. Tra il 1424 e il 1431 divenne feudo dei Colonna, fino al definitivo ingresso nello Stato della Chiesa nel 1439, durante il pontificato di Eugenio IV.

Nel 1449, durante una grave epidemia di peste, papa Niccolò V trovò rifugio nella fortezza, disponendo importanti lavori di rafforzamento delle strutture difensive, che proseguirono per tutto il Quattrocento, fino ai pontificati di Sisto IV e Innocenzo VIII.

 

L’assedio dei Lanzichenecchi del 1527

Tra i molteplici attacchi subiti dalla roccaforte narnense, quello dei Lanzichenecchi nel 1527 fu il più drammatico. Di ritorno dal Sacco di Roma, i mercenari imperiali rivolsero la loro furia contro Narni. Dopo una prima vittoria da parte dei Narnesi, i Lanzichenecchi ebbero la meglio e distrussero la città.

La rocca resistette ad altri assalti nei secoli successivi, fino al 1798, quando le truppe francesi del generale Berthier la spogliarono delle armi per ricavarne cannoni.Nel 1860 passò definitivamente al Regno d’Italia dopo la conquista da parte della brigata Umbria guidata dal generale Luigi Masi.

Architettura di un capolavoro difensivo

Un tempo protetta da un fossato e da una doppia cinta muraria scandita da torrioni merlati, la rocca di Narni presenta una pianta quadrangolare con quattro torri angolari di difesa, tra i quali svetta il possente maschio alto quattro piani, nato dall’unione di due torri. Nell’angolo di congiunzione interno, il maschio presenta una singolare mensola scolpita con una mano, che sembra simbolicamente sorreggere l’intera struttura. Accanto ad esso si trova il corpo minore della fortezza, con la splendida scala a chiocciola in pietra che conduce alla terrazza superiore della torre.

Le mura racchiudono un suggestivo cortile con cisterna e una cappella accessibile attraverso due eleganti portali. Una scalinata conduce al piano nobile.

Le tre torri e il maschio: curiosità

Le tre torri portano nomi tradizionali:

  • San Bernardo (a nord, affacciata su Narni),
  • San Jacopo (a sud),
  • San Filippo (a est).

Nel 1555 il maschio venne dotato di una colubrina chiamata La Scarmigliata, nome attribuito per via dello  stemma del comune a rilievo  scolpito sul fusto dell’arma, con un grifo rappresentato con il piumaggio “scompigliato”.

 

Dalla fortezza al carcere, fino alla Street Art

Dal 1834 la rocca fu utilizzata come carcere fino al 1906, quando passò nelle mani del principe russo Mestschezsy, che ne mantenne il possesso fino al 1972.

Divenuta proprietà del Comune di Narni e della Provincia di Terni, la rocca ospita oggi, nelle sale del Piano Nobile, un percorso tematico che ricostruisce la vita quotidiana nel Medioevo attraverso riproduzioni di oggetti, strumenti musicali, armi e costumi d’epoca.

Dal 2023 la fortezza ospita anche il SAM – Street Art Museum, il primo museo italiano dedicato alle arti urbane, con una collezione permanente che comprende circa trenta opere firmate da Banksy e altri lavori di numerosi artisti che calcano la scene dell’arte urbana internazionale, documenti e materiali che raccontano l’evoluzione della street art contemporanea.

 

Per maggiori informazioni, consultare il sito web della Rocca di Narni.

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