Agrégateur de contenus

La Grotta di Sant'Agnese di Monte Cucco

Lungo il versante occidentale del Monte Cucco, nascosto da una faggeta, si apre un vasto androne chiamato Grotta di Sant'Agnese. La leggenda narra che l'antro servisse da eremitico rifugio ad un'enigmatica pastorella di Costacciaro di nome Agnese, successivamente venerata come Santa dalla pietà popolare.


Ci troviamo sul parco del Monte Cucco nel comune di Costacciaro, nel comune di Perugia. All’interno della faggeta detta della Pignola, una delle più grandi e antiche del Monte Cucco. Il luogo fu scelto nel medioevo come luogo di eremitaggio da una misteriosa Santa della pietà popolare chiamata Agnese. Probabilmente era una fanciulla del paese, che allora era un castello di Gubbio (Castrum Costacciarii) e che desiderava condurre una vita distaccata dal mondo, totalmente dedicata a Dio nel silenzio della montagna.

Secondo la tradizione orale popolare, Agnese, aveva saputo che nella faggeta si apriva un grande antro e così propose al padre di vivere in questa grotta che allora era frequentata saltuariamente anche da pastori, boscaioli e carbonari. Il padre non diede l’autorizzazione ma Agnese decise comunque di disubbidirgli per il desiderio di congiungersi a Dio. Mentre lui dormiva, gli rubò gli scarponi e cominciò ad ascendere il Monte Cucco. Non sapendo esattamente dove si trovava la grotta, raggiunse un punto più alto, lungo dei prati che sormontano le balze della grotta. Lungo questi prati Agnese incontrò un pastore al quale chiese informazioni. Agnese seguendo le sue indicazioni riuscì a raggiungere la grotta e vedendo il crocifisso cominciò subito a pregare. IL padre il giorno dopo cominciò a cercare la figlia, salì verso la grotta e incontrò il pastore che gli raccontò tutto. Allora trovò Agnese, la prese e la trascinò con forza per i capelli fino al paese, legandola al cavallo. Agnese ne rimase completamente sfigurata; benché a terra riuscì a vedere il pastore traditore e gli lanciò una terribile maledizione nel dialetto del posto:

Te podesse ammarmì te, pecore e cane, co' 'n curtello e 'n pane su le mane!

( Possa tu rimanere pietrificato insieme alle pecore, al cane e al coltello e al pane che tieni con le mani)

A queste parole, il pastore, il cane e le pecore si tramutarono in pietra. Dopo la maledizione il padre decise di lasciare libera la figlia che fu finalmente libera di restare in grotta. Oggi la formazione rocciosa esiste ancora lungo i prati della Pignola; è molto erosa e si chiama le pecore tarmite (pietrificate).

La grotta è stata luogo di culto fino al 1400 prima di essere abbandonata del tutto. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne il rifugio di alcuni abitanti di Costacciaro, soprattutto uomini che volevano sfuggire all’arruolamento forzato.

La grotta oggi è assolutamente visitabile seguendo un breve percorso escursionistico indicato da un cartello, lungo la strada che porta a Pian delle Macinare. È meta di turisti e ogni tanto vi vengono svolte delle celebrazioni liturgiche. Al centro della grotta rimane la grande croce e poco distante, un libro. Chi lo apre può leggere le firme e i commenti di chi è passato qui.

Esplora i dintorni
Le principali attrazioni nelle vicinanze